Uno dei massimi protagonisti dell’arte, del design e della grafica del ventesimo secolo, Bruno Munari (Milano, 24 ottobre 1907) inizia diciottenne a lavorare presso alcuni studi di grafica grazie all’aiuto dello zio ingegnere.
A Milano Munari partecipa giovanissimo al futurismo della seconda ondata, con cui espone alla Galleria Pesaro in numerose collettive, ad esempio nel 1927, nel 1929, nel 1931 e nel 1932. Nel 1929 apre il suo studio di grafica e pubblicità e nel 1930 realizza il primo mobile della storia, una scultura aerea che apre la strada alla celebre serie delle macchine inutili. Questa ricerca, infatti, prosegue nel 1933 attraverso la creazione di oggetti appesi in un rapporto armonico tra loro per misure, forme e pesi. Tra il 1930 e il 1936 partecipa ad alcune edizioni della Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e alla Triennale di Milano. Accanto all’attività artistica Bruno Munari continua la sua carriera di grafico; lavora presso la Mondadori come art director e, nel 1948, insieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet, Galliano Mazzon e Atanasio Soldati, fonda il Movimento Arte Concreta, MAC, una novità per l’arte italiana. Esso rappresenta e propone una visione interdisciplinare delle arti, mettendo sullo stesso piano pittura, architettura, scultura e design. Sono anni fruttuosi per Bruno Munari, in cui collabora con numerose riviste, tra cui “la Lettura”, “Natura”, “Settebello” e “L’Ufficio Moderno”, illustra libri futuristi, tra cui “Il Poema del vestito di latte” di Filippo Tommaso Marinetti, e progetta lavori pubblicitari per la Campari. Nel 1942 esce il volume “Le macchine di Munari” e nel 1945 viene pubblicata una serie di libri innovativi per bambini che trovano ispirazione nell’infanzia del figlio Alberto nato nel 1940.Nel tempo Munari si distacca progressivamente dal gruppo dei futuristi, mantenendo una posizione autonoma rispetto altri gruppi artistici italiani. Nel 1950 propone i suoi “libri Illeggibili”, fatti di racconti puramente visivi e i primi dipinti del ciclo “Negativi-positivi”, quadri astratti che disegnano contemporaneamente “in due parti”, esposti per la prima volta alla Libreria Salto, poi a Parigi nel 1951, Milano (1952) e Roma (1953). Nel 1952 gli arrivano dal settore industriale le prime richieste per produrre oggetti di serie e l’artista realizza due giocattoli in gommapiuma, di cui uno vince il Compasso d’oro nel 1954.
L’impegno di Bruno Munari nel design diventa continuativo a partire dal 1957, quando inizia la collaborazione con la ditta Danese di Milano. Un anno più tardi, Munari crea un linguaggio di segni modellando i rebbi delle forchette e, sempre in quell’anno, presenta le sculture da viaggio, rivisitazione del concetto di scultura, simbolo del nuovo mondo globalizzato, dove anche la scultura non è più monumentale, ma in formato “da viaggio”. Nel corso degli anni Cinquanta la sua fama travalica i confini nazionali e le sue “Macchine Inutili” vengono esposte in Europa e in America. Nel 1962 organizza nel negozio Olivetti di Milano la celebre mostra sull’arte programmata; nel 1967 è invitato dalla Harvard University per tenere un corso di comunicazione visiva. Nel 1968 partecipa alla triennale di Milano e prosegue i suoi studi verso il mondo dell’infanzia. E’ proprio per i bambini che progetta nel 1970/1 per la ditta Robots il famoso “Abitacolo”, uno spazio abitabile trasformabile. Nel 1977 inizia la progettazione presso la Pinacoteca di Brera a Milano di laboratori per l’infanzia, a coronamento dell’interesse dell’artista per i bambini. Nel 1979 riceve un altro Compasso d’oro per l’”Abitacolo”, poi una menzione d’onore dall’Accademia delle Scienze di New York e infine, nel 1989, riceve la laurea ad onore in architettura da parte dell’Università di Genova.
Negli anni ’80 e ’90 la creatività di Munari non si esaurisce, anzi si concretizza in nuovi e diversi cicli di opere, quali le sculture filipesi del 1981, i rotori del 1989, le strutture ad alta tensione del 1990 e le grandi sculture in acciaio corten esposte a Napoli, Cesenatico, e Riva del Garda. Uno dei suoi ultimi progetti è l’orologio “tempo libero” realizzato dalla Swatch nel 1997.
Bruno Munari muore a Milano il 30 settembre 1998.
opere
Macchina inutile, 1984
Scultura da viaggio, 1979