Susanne Kutter, Arcangelo Sassolino, Marco Tirelli, Giuseppe Uncini
Dal 19 marzo al 9 maggio 2025
La nuova esposizione alla MAAB Gallery, Sospensioni: la materia che parla, presenta le opere di quattro artisti – Susanne Kutter, Arcangelo Sassolino, Marco Tirelli e Giuseppe Uncini – che, nonostante le loro diverse esperienze e linguaggi, condividono l’interesse per una profonda indagine sulla materialità e sull’interazione tra spazio, forma e percezione.
Susanne Kutter (Wernigerode, 1971) lavora con vari media, tra cui installazione, performance, scultura, fotografia e video. Il suo lavoro esplora spesso la relazione critica tra natura e cultura, mettendo in luce la perdita di sicurezza e intimità nella vita quotidiana. Le sue opere infatti, nonostante l’apparente solidità del supporto, trasmettono un senso di vulnerabilità e instabilità. Le sculture sembrano sfidare la quiete ordinata, suggerendo un mondo in continuo mutamento, dove la materia diventa testimone di un’interazione costante con l’ambiente, e dove il pubblico viene invitato a riflettere sulla percezione e sull’esperienza della realtà che lo circonda.
Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967) esamina la tensione tra forza e fragilità, tra resistenza e vulnerabilità. Il cemento, materiale pesante e imponente, diventa il mezzo attraverso il quale l’artista esplora il concetto di resistenza alla pressione, di sfida alle leggi fisiche e di potenza in grado di mutare la percezione dello spazio. L’opera in mostra esprime al contempo una sensazione di immobilità e d’azione, quasi come se l’inerzia stessa del materiale, il cemento, nascondesse una forza latente pronta a manifestarsi. La scultura sembra affrontare l’impossibile: resistere alla sua stessa fragilità.
Marco Tirelli (Roma, 1956) riflette sul rapporto tra tempo e spazio, attraverso le potenzialità della luce. Le opere di Tirelli presenti in mostra si pongono come una sorta di pausa riflessiva all’interno di una realtà che si muove e si trasforma. Le sue composizioni geometriche, spesso caratterizzate da forme minimali e lineari, creano un gioco di tensioni visive, tra rigore formale e sospensione temporale. Le opere di Tirelli sembrano sfidare la staticità, invitando lo spettatore a percepire il cambiamento continuo tra luce e ombra, tra presenza e assenza.
Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 – Trevi, 2008) trasforma materiali industriali come cemento e acciaio in sculture di straordinaria forza espressiva. Questi materiali, che tradizionalmente evocano un senso di durezza e rigore, nelle mani di Uncini diventano mezzi per esplorare la relazione tra spazio, forma e percezione. Le sue sculture non sono semplici oggetti da osservare, ma strutture che interagiscono con l’ambiente e che sfidano la nostra comprensione dello spazio architettonico.
Questi artisti, uniti dall’attenzione verso la materia, la forma e la percezione, invitano il pubblico a una riflessione sul mondo che ci circonda e sulle infinite possibilità espressive offerte dai materiali. Sospensioni: la materia che parla diventa così uno spazio esperienziale, dove ogni elemento, in un gioco di equilibrio e tensione, contribuisce a restituire nuove visioni e significati.