Heinz Mack, Christian Megert, Otto Piene, Gunther Uecker, Nanda Vigo
Dal 26 marzo al 6 giugno 2014
Nella sede milanese di via Gorani 8, MAAB Gallery ospita una preziosa selezione di opere realizzate negli anni ’60.
Nel complesso, ciò che accomuna i componenti di questo gruppo, seppur caratterizzati da profili produttivi anche molto diversi tra loro, si può riassumere in una visione ottimistica e serena del mondo sostenuta da una fiducia entusiasta nei confronti delle nuove tecnologie, la volontà di sperimentare la creazione coinvolgendo la luce, lo spazio, il movimento e i più disparati materiali (come resine, metalli, chiodi ecc.), il desiderio di riduzione, di semplificazione e di purezza, la tendenza a rendere protagonisti singoli elementi.
Le espressioni artistiche degli Anni ’50 avevano creato in Europa un ambiente contaminato da flussi di pensiero molto diversi tra loro e identificati in un forte contrasto tra Realismo e Astrattismo, tra rappresentazione del reale e scoperta dell’intangibile. In questo clima confuso e continuamente bombardato da nuovi impulsi di pensiero nasce la voglia di silenzio, il desiderio di azzeramento. Ed è proprio da questa forte esigenza che a Dusseldorf nel 1957 nasce il Gruppo, che dal 1961 si chiamerà Zero. A partire da questa data si organizzano le cosiddette “esposizioni serali”, ossia delle mostre collettive autogestite dagli artisti, della durata di una serata soltanto, durante le quali si consolida l’idea di un’arte che potesse costruire qualcosa di positivo cominciando dalla distruzione di ogni schema precedente.
leggi tuttoNella rivista del gruppo, creata nel 1958, Piene spiega come “Zero” fosse un termine maturato in diversi mesi, ricercato dal gruppo per riflettere l’intenzione di ripartire da capo, azzerando tutte le esperienze artistiche conosciute fino a qual momento per creare silenzio e purezza. «Zero è silenzio. Zero è inizio. Zero è rotondo. [..] Zero è Zero», così scriveva Otto Piene nel 1963.
Il gruppo sviluppa quindi interessanti ricerche cinetico-visuali nell’ambito della nascente Arte Cinetica, della quale rappresenta il versante tedesco. Si tratta di una forma d’arte che si interessa al moto di natura meccanica, elettromeccanica, elettromagnetica, luminosa, in strutture concepite in funzione del movimento che ne modifica la forma secondo un preciso programma o secondo una controllata casualità, un’arte nuova con inediti punti di contatto con la scienza e la tecnologia.
Nel complesso, ciò che accomuna i componenti di questo gruppo, seppur caratterizzati da profili produttivi anche molto diversi tra loro, si può riassumere in una visione ottimistica e serena del mondo sostenuta da una fiducia entusiasta nei confronti delle nuove tecnologie, la volontà di sperimentare la creazione coinvolgendo la luce, lo spazio, il movimento e i più disparati materiali (come resine, metalli, chiodi ecc.), il desiderio di riduzione, di semplificazione e di purezza, la tendenza a rendere protagonisti singoli elementi.
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